“(…) perpetuavano qui la nostalgia del loro paese dopo essere fuggiti. La perpetuavano nelle derrate, nei cibi; e anche nei ragazzi che guardavano con occhio critico, ma umido e timido, di genitori inurbati, era la nostalgia di un mondo non conosciuto ma vivo nei latticini, nel vino, nelle salsicce del paese natale” ( Alvaro 1961).
Sono appena tornato da un’uscita su Serra delle Ciavole, è il terzo anno che scrivo della mia escursione pre natalizia; questa volta ero in compagnia di chi da poco ha deciso di migrare, ma appena è partito ha sentito la mancanza delle sue montagne.
Quest’anno temperature ancora miti, qualche cumulo di neve, due falchi che ci osservavano dall’alto, i pini loricati sempre al loro posto, ci hanno permesso agevolmente e senza troppa sofferenza di errare tra questi alberi. Tutte le volte questo errare mi mette pace, sono sempre avaro di nuovi punti di vista: i loricati come saggi nel tempio, formato dalle cinque vette della catena montuosa, osservano i pianori silenziosi. Il pascolo è già tornato a valle e i campanacci non suonano più, la sua migrazione annuale è avvenuta. E il silenzio dei lupi, dei caprioli, dei gatti selvatici che ci osservano mentre il nostro respiro si fa profondo per la fatica dell’ultima salita. Lo stesso silenzio che osservo nei paesi abbandonati che periodicamente visito in Calabria, anche lì le case vuote diventate il santuario delle migrazioni, dove la natura sembra voler riprendere il suo spazio.
Il silenzio delle migrazioni di questo ultimo anno, almeno dieci tra miei amici e conoscenti sono partiti lontano dalla Calabria, di contro, però, per qualcuno fa più rumore la migrazione da altri paesi verso le nostre coste.
Che abitino in Calabria o che siano migranti le conversazioni qui spesso finiscono con
ci dobbiamo vedere, domani vediamo, poi parliamo, un tempo indefinito che sconfina nel silenzio dell’incompiuto, come le case a mattoni che da anni aspettano l’intonaco; la rassegnazione per un eterno incompiuto.
La stessa rassegnazione per le strade piene di immondizia, per le auto in doppia fila, per il sindaco indagato che non si dimette.
Ho parlato di silenzi, di migrazioni e di rassegnazione, ma l’augurio per l’anno nuovo è di rimetterci in moto, di non lasciare più eterni incompiuti e, per dirvelo meglio, prendo in prestito le parole di Marc Augè.
“Siamo posti oggi dinanzi alla necessità opposta: quella di re-imparare a sentire il tempo per riprendere coscienza della storia. Mentre tutto concorre a farci credere che la storia sia finita e che il mondo sia uno spettacolo nel quale quella fine viene rappresentata, abbiamo bisogno di ritrovare il tempo per credere alla storia.” (Augè, 2004).
Che possa essere un tempo di nuove decisioni, di nuove azioni, di lotta, di forza, di vigore.
Un abbraccio
Se non provassimo alcun desiderio, non ci interesserebbe vivere.
Cosa accade durante 365 giorni?
Solitamente in questo periodo mi capita, come in Blob, di riguardare spezzoni dell’anno ormai quasi al termine.
È successo proprio qualche giorno fa’ mentre andavo sulla cima del Dolcedorme: camminando si avverte l’eccessivo sforzo fisico dovuto alla ripidità del percorso. Per capirci il sentiero in questione è quello della parete sud del Dolcedorme, lo stesso che vedevo da bambino dall’autostrada. Ho sempre ritenuto impossibile raggiungere la vetta da quel versante.
La strada non è mai stata pianeggiante, gli ostacoli sempre più difficili da superare, la percezione della stanchezza nelle gambe aumenta ad ogni passo, la vetta la si vede, appare lì vicina a te, eppure sembra non arrivare mai. Ero quasi in vetta, la neve si era trasformata in ghiaccio, da lì in poi dovevi ragionare prima di ogni passo, proprio in quel momento tutto l’anno mi passava davanti.
Ero concentrato, ero impaurito, ero eccitato, ero stupito, ero felice…

In questo stesso anno, in questo stesso sentiero che volge al termine Giorgia di 8 mesi non vede l’ora di poter passare dal tappeto al pavimento per il solo gusto di veder sorridere Antongiulio, suo padre, mentre le chiede di ritornare sul tappeto.
Anche quest’anno nonostante tutto Mattia e Antonietta hanno coronato il loro sogno d’amore.
Francesco ha lasciato la sua casa di Mottafollone per lavorare nella nuova azienda di Guardiagrele.
Quest’anno però Jacob non ha potuto far conoscere il suo terzo figlio alla nonna, perché salire su un aereo non è più così semplice.
Mentre Vincenzo lavorando da casa ha potuto pranzare tutti i giorni con sua moglie Ginevra e suo figlio neonato Tao, prima li vedeva solo una volta al mese.
Jennifer continua ad essere confusa perchè litiga continuamente con Paolo, mentre Paolo sogna di andare a convivere con lei.
Secondo voi Filippo immaginava che sarebbe passato per primo da valico di Montescuro? Secondo voi sapeva che lungo la salita Jennifer, Paolo e Rigoberto si sarebbero emozionati per lui, e che Fausto (padre di Jennifer) si sarebbe commosso all’arrivo e che questa storia la racconteranno negli anni avvenire?
Ernesto ha 14 mesi, figlio di Jacob e Gabriella, orgoglioso dei suoi primi passi con abilità apre un cassetto e prova ad indossare una mascherina.
Cosa spinge Giorgia,Mattia, Antonietta, Francesco e tutti gli altri a compiere questi gesti, secondo voi si fermano un’attimo a contemplare la meraviglia di ciò che accade?
Pezzi di vita apparentemente normali, gesti più o meno quotidiani quest’anno hanno cambiato sapore. Ora che siamo quasi in vetta, possiamo ancora decidere se chinare il capo, stringere i denti ed arrivare prima possibile oppure fermarci a guardare lo spettacolo dietro di noi.
Si, Salvatore! Sei sopra le nuvole, stai attento sei pur sempre in bilico, continua a guardare, prova ad arrivare, fermati ancora una volta, goditelo ancora un pò.

Alcuni insegnanti buddisti sostengono che il desiderio è la causa fondamentale di tutto il malessere, non è vero! Ognuno di noi nasconde un desiderio nascosto e questo desiderio è nutrimento. Se non provassimo alcun desiderio, non ci interesserebbe vivere, non avremmo energia. Tutti hanno un desiderio autentico e profondo che può essere sano o nocivo, che può provocare felicità o sofferenza.
Thích Nhất Hạnh
L’augurio è che tutti voi possiate coltivare il vostro desiderio e che possiate raggiungere la vostra vetta.
Un abbraccio
SDT