- Primo pensiero.
Ricordo una lezione di storia dell’arte nella quale il professore ci spiegò che l’obiettivo dell’architetto della basilica di San Pietro a Roma era quello di evocare meraviglia appena il pellegrino entrato in piazza, dopo aver percorso i vicoli di Borgo Pio, l’avesse vista.
Domenica camminavo nei sentieri della Fagosa, una faggeta fitta, diretto ai piani di Acquafredda. Il sentiero non ha grosse asperità, solo alla fine c’è una salita ripida. Arrivato in cima avevo il fiatone, ma la vista della Serra Dolcedorme a sinistra e di Serra delle Ciavole a destra mi ha incantato, avevo occhi di felicità e gioia, percepivo una vibrazione che gradualmente penetrava in tutto il corpo.
- Secondo pensiero.
Uno dei meccanismi con cui il nostro cervello memorizza i ricordi è associare un’immagine, cioè il profumo di un fiore sarà associato all’immagine dello stesso, il rumore della buccia di una clementina, le mani sporche del suo olio essenziale, il suo odore, ci riporta magari ad una tavola sparecchiata dopo il pranzo di natale, il sapore di un bacio sarà associato al luogo dove l’abbiamo ricevuto e così via.
- Ragionamento.
Io domenica nel vedere quelle montagne ho rivissuto tanti ricordi legati alla meraviglia dell’arrivo ma alla fatica del percorso, ma anche tante immagini di questo anno che volge al termine.
Durante questo percorso una parola mi si è fissata nella mente: PAZIENZA.
- Conclusioni.
Per ottenere un grande risultato serve pazienza, per completare un percorso serve pazienza, per equilibrare le forze che regolano la vita serve pazienza.
Credo sia per me il migliore augurio per chi in questo momento è in cammino, al termine potremo avere di nuovo bisogno di riempire gli occhi di bellezza