Gli incontri del gruppo nascita

CHI SALVA UN BAMBINO SALVA IL MONDO INTERO!

Il corso di disostruzione pediatrica si terrà in due edizioni: 26 ottobre e 18 dicembre 2023 dalle 17 alle 19.

Sarà suddiviso in una parte teorica e una parte pratica.

Obiettivi del corso

Far apprendere ai partecipanti la sequenza di rianimazione di base del lattante e del bambino in arresto respiratorio e/o cardiaco e le manovre da eseguirsi in caso di ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo.
Il corso permette anche di apprendere conoscenze e abilità relative all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico nel bambino in arresto cardiorespiratorio.

Destinatari del corso

Tutti coloro che, possono trovarsi, per motivi personali o professionali, nella necessità di dover soccorrere un lattante o un bambino.
Coloro che, pur non appartenendo al mondo sanitario, sono frequentemente a contatto con questa fascia di età (ad es. genitori, insegnanti, educatori, istruttori sportivi, ecc.).
Il corso è idoneo anche a tutti i professionisti sanitari che, pur essendo frequentemente a contatto con questa fascia di età, hanno meno probabilità di dover gestire un arresto cardiaco e sono meno esposti all’emergenza (medici generici , dentisti, studenti di medicina, bagnini).

Presso lo Studio Amondo a Cosenza.
PS: qualora il gruppo formato dovesse essere molto numeroso ci riserviamo la possibilità di cambiare sede per motivi logistici.

Il corso si attiva con almeno 10 coppie.

Scrivici sui nostri canali social o contattaci al 3403005145

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Il silenzio del duemilaventidue

“(…) perpetuavano qui la nostalgia del loro paese dopo essere fuggiti. La perpetuavano nelle derrate, nei cibi; e anche nei ragazzi che guardavano con occhio critico, ma umido e timido, di genitori inurbati, era la nostalgia di un mondo non conosciuto ma vivo nei latticini, nel vino, nelle salsicce del paese natale” ( Alvaro 1961).

Sono appena tornato da un’uscita su Serra delle Ciavole, è il terzo anno che scrivo della mia escursione pre natalizia; questa volta ero in compagnia di chi da poco ha deciso di migrare, ma appena è partito ha sentito la mancanza delle sue montagne.
Quest’anno temperature ancora miti, qualche cumulo di neve, due falchi che ci osservavano dall’alto, i pini loricati sempre al loro posto, ci hanno permesso agevolmente e senza troppa sofferenza di errare tra questi alberi. Tutte le volte questo errare mi mette pace, sono sempre avaro di nuovi punti di vista: i loricati come saggi nel tempio, formato dalle cinque vette della catena montuosa, osservano i pianori silenziosi. Il pascolo è già tornato a valle e i campanacci non suonano più, la sua migrazione annuale è avvenuta. E il silenzio dei lupi, dei caprioli, dei gatti selvatici che ci osservano mentre il nostro respiro si fa profondo per la fatica dell’ultima salita. Lo stesso silenzio che osservo nei paesi abbandonati che periodicamente visito in Calabria, anche lì le case vuote diventate il santuario delle migrazioni, dove la natura sembra voler riprendere il suo spazio.
Il silenzio delle migrazioni di questo ultimo anno, almeno dieci tra miei amici e conoscenti sono partiti lontano dalla Calabria, di contro, però, per qualcuno fa più rumore la migrazione da altri paesi verso le nostre coste.

Che abitino in Calabria o che siano migranti le conversazioni qui spesso finiscono con
ci dobbiamo vedere, domani vediamo, poi parliamo, un tempo indefinito che sconfina nel silenzio dell’incompiuto, come le case a mattoni che da anni aspettano l’intonaco; la rassegnazione per un eterno incompiuto.
La stessa rassegnazione per le strade piene di immondizia, per le auto in doppia fila, per il sindaco indagato che non si dimette.

Ho parlato di silenzi, di migrazioni e di rassegnazione, ma l’augurio per l’anno nuovo è di rimetterci in moto, di non lasciare più eterni incompiuti e, per dirvelo meglio, prendo in prestito le parole di Marc Augè.

“Siamo posti oggi dinanzi alla necessità opposta: quella di re-imparare a sentire il tempo per riprendere coscienza della storia. Mentre tutto concorre a farci credere che la storia sia finita e che il mondo sia uno spettacolo nel quale quella fine viene rappresentata, abbiamo bisogno di ritrovare il tempo per credere alla storia.” (Augè, 2004).

Che possa essere un tempo di nuove decisioni, di nuove azioni, di lotta, di forza, di vigore.

Un abbraccio

Pensieri sparsi

  • Primo pensiero.

Ricordo una lezione di storia dell’arte nella quale il professore ci spiegò che l’obiettivo dell’architetto della basilica di San Pietro a Roma era quello di evocare meraviglia appena il pellegrino entrato in piazza, dopo aver percorso i vicoli di Borgo Pio, l’avesse vista. 

Domenica camminavo nei sentieri della Fagosa, una faggeta fitta, diretto ai piani di Acquafredda. Il sentiero non ha grosse asperità, solo alla fine c’è una salita ripida. Arrivato in cima avevo il fiatone, ma la vista della Serra Dolcedorme a sinistra e di Serra delle Ciavole a destra mi ha incantato, avevo occhi di felicità e gioia, percepivo una vibrazione che gradualmente penetrava in tutto il corpo.

  • Secondo pensiero.

Uno dei meccanismi con cui il nostro cervello memorizza i ricordi è associare un’immagine, cioè il profumo di un fiore sarà associato all’immagine dello stesso, il rumore della buccia di una clementina, le mani sporche del suo olio essenziale, il suo odore, ci riporta magari ad una tavola sparecchiata dopo il pranzo di natale,  il sapore di un bacio sarà associato al luogo dove l’abbiamo ricevuto e così via.

  • Ragionamento.

Io domenica nel vedere quelle montagne ho rivissuto tanti ricordi legati alla meraviglia dell’arrivo ma alla fatica del percorso, ma anche tante immagini di questo anno che volge al termine.

Durante questo percorso una parola mi si è fissata nella mente: PAZIENZA.

  • Conclusioni.

Per ottenere un grande risultato serve pazienza, per completare un percorso serve pazienza, per equilibrare le forze che regolano la vita serve pazienza.

Credo sia per me il migliore augurio per chi in questo momento è in cammino, al termine potremo avere di nuovo bisogno di riempire gli occhi di bellezza