La salute è un lusso biologico

La salute è un margine di tolleranza nei confronti delle infedeltà dell’ambiente. Ma non è assurdo parlare di infedeltà dell’ambiente? Passi ancora per l’ambiente sociale umano, dove le istituzioni sono in fondo precarie, le convenzioni revocabili, le mode rapide come un lampo. Ma l’ambiente cosmico, l’ambiente dell’animale in generale, non è un sistema di costanti meccaniche, fisiche e chimiche, non è un sistema di varianti?

Certo, questo ambiente, nella definizione della scienza , è fatto di leggi: ma queste leggi sono astrazioni teoriche. Il vivente non vive in mezzo a leggi, ma in mezzo ad esseri e avvenimenti che diversificano queste leggi. Ciò che sostiene l’uccello è il ramo, non le leggi dell’elasticità. Se riduciamo il ramo alle leggi dell’elasticità, non dobbiamo più parlare di uccello , ma di soluzioni colloidali. A tale livello di astrazione analitica, per un vivente non è più questione di ambiente, né di salute, né di malattia. Parimenti, ciò che la volpe mangia è un uovo di gallina , non la chimica degli albuminoidi o le leggi dell’embriologia. In quanto vivente qualificato vive in un mondo di oggetti qualificati, esso vive in un mondo di eventi possibili. Nulla avviene per caso, ma tutto capita sotto forma di evento. In ciò l’ambiente è infedele. La sua infedeltà è proprio il suo divenire, la sua storia.

La vita non è dunque per il vivente uno svolgimento monotono, un movimento rettilineo: essa ignora la rigidità geometrica, essa è un contrasto o discussione con un ambiente nel quale vi sono fessure, buchi, ostacoli e resistenze inattese. Sosteniamo che la vita di un vivente foss’anche un’ameba, non riconosce le categorie di salute e di malattia se non sul piano dell’esperienza, che è prova innanzitutto nel senso affettivo del termine, e non sul piano della scienza. La scienza spiega l’esperienza, ma non per questo la annulla.

La salute è un volano regolatore delle possibilità di reazione. La vita permane abitualmente al di qua delle proprie possibilità, ma, al bisogno, si rivela superiore alla capacità prevista. Ciò è evidente nelle reazioni di difesa di tipo infiammatorio. Se la lotta contro l’infezione fosse istantaneamente vittoriosa non vi sarebbe infiammazione. Tanto meno vi sarebbe infiammazione se le difese organiche venissero istantaneamente espugnate. Se vi è infiammazione è perché la difesa anti-infettiva viene ad un tempo sorpresa e mobilitata. Essere in buona salute significa poter cadere malati e risollevarsene: è un lusso biologico.

Tratto da Georges Canguilhem | Il normale e il patologico

Gli incontri del gruppo nascita

CHI SALVA UN BAMBINO SALVA IL MONDO INTERO!

Il corso di disostruzione pediatrica si terrà in due edizioni: 26 ottobre e 18 dicembre 2023 dalle 17 alle 19.

Sarà suddiviso in una parte teorica e una parte pratica.

Obiettivi del corso

Far apprendere ai partecipanti la sequenza di rianimazione di base del lattante e del bambino in arresto respiratorio e/o cardiaco e le manovre da eseguirsi in caso di ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo.
Il corso permette anche di apprendere conoscenze e abilità relative all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico nel bambino in arresto cardiorespiratorio.

Destinatari del corso

Tutti coloro che, possono trovarsi, per motivi personali o professionali, nella necessità di dover soccorrere un lattante o un bambino.
Coloro che, pur non appartenendo al mondo sanitario, sono frequentemente a contatto con questa fascia di età (ad es. genitori, insegnanti, educatori, istruttori sportivi, ecc.).
Il corso è idoneo anche a tutti i professionisti sanitari che, pur essendo frequentemente a contatto con questa fascia di età, hanno meno probabilità di dover gestire un arresto cardiaco e sono meno esposti all’emergenza (medici generici , dentisti, studenti di medicina, bagnini).

Presso lo Studio Amondo a Cosenza.
PS: qualora il gruppo formato dovesse essere molto numeroso ci riserviamo la possibilità di cambiare sede per motivi logistici.

Il corso si attiva con almeno 10 coppie.

Scrivici sui nostri canali social o contattaci al 3403005145

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GLI EVENTI DEL GRUPPO NASCITA

MAMMA E PAPÀ, VI INVITO A CENA!

L’inserimento dei cibi solidi nella dieta del vostro/a bimbo/a si avvicina o è già iniziato?

Siete incuriositi dal tema dell’alimentazione complementare ma non sapete come muovervi?

Ecco a voi un’occasione di dialogo e confronto in tema di alimentazione complementare

Rispetto, calma , fantasia, fiducia, salute: le basi per una buona alimentazione che duri tutta la vita.

Ne parleremo con la Dott.ssa Biologa Nutrizionista Cristina Spadafora.
Puoi scegliere tra due date a disposizione: 31 ottobre 2023 e 14 dicembre 2023 dalle 17:00 alle 19:00.

L’incontro si svolgerà presso lo Studio Amondo.
PS: qualora il gruppo formato dovesse essere molto numeroso ci riserviamo la possibilità di cambiare sede per motivi logistici.

Per info scrivici sui nostri cani social.

Immagine dal web

Italus

Hai mai abbracciato un albero? Ti propongo di farlo, senza aspettative, così giusto per farlo.

Durante un viaggio la guida mi spiegava che quel tale albero era considerato sacro e che nella loro cultura rappresentava il legame tra il cielo e la terra, allora mi son detto chissà se abbracciandolo riesco anche io a sentire questa connessione, cosí ho iniziato a farlo altre volte, non ti nego con un pò di imbarazzo. Subito sotto la vetta del Monte Pollino, c’è un grande albero, tutti lo chiamano Il Patriarca, in mezzo al bosco svetta questo pino loricato grande, sproporzionatamente grande rispetto ai suoi vicini, per me è diventato un santuario; passare ad abbracciarlo mi mette pace, certo, non è solo quello.

In genere si passa prima dalla dolina di Pollino e, ti giuro, nel caso dovessi passare di lì all’alba, mancherebbe il respiro anche a te. Oggi, però, volevo parlarti di Italus. È un albero vecchio, ma assai vecchio, pare abbia più di1200 anni. Lo osservo da qualche anno, ogni tanto vado a trovarlo, è anche lui un pino loricato ma, a differenza del patriarca, non l’ho mai abbracciato, cerco di osservarlo da più prospettive, sempre a debita distanza. Durante la mia ultima escursione è spuntato dal nulla e vederlo tra la neve, nel pieno di una crisi di fame, mi ha rasserenato, come se fosse stato lui ad abbracciare me. Mi sono seduto ad osservarlo, ho mangiato e, con la mente leggera, sono ripartito. In osteopatia, quando si prova a spiegare la forza riequilibrante che permette al corpo di ripristinare lo stato di salute, si utilizza la metafora dell’acqua che riesce a permeare in ogni angolo di spugna, altrimenti vuota.

Ecco credo che in questi luoghi accada questo, la fatica a volte ti svuota, ma subito dopo qualcosa accade.

Come stai?

Come stai?
É la frase d’esordio del mondo che ho intorno
Tutto bene, ho una casa
E sto lavorando ogni giorno
Che cosa vuoi che dica? Di cosa vuoi che parli?

Della rappresentazione sempre in corso del tuo stato corporeo, quella che ti consente di reagire prontamente. Del senso che percepisci del tuo corpo, genericamente chiamato interocezione e delle reazioni chimiche che in autonomia reagiscono a catena e che possono avere un effetto calmante o irritante, che possono far provare un desiderio di cibo o di sesso. Cerca l’omeostasi, quel meccanismo che, comunque vada, anche se accadesse qualcosa di inaspettatamente grande, tenterebbe di scongiurare il pericolo, modificando il funzionamento interno dell’organismo e riportando le funzioni corporee in equilibrio.
Vorrei che provassi a percepire il sentimento di fondo, il sentimento della vita stessa, il senso di essere, il sè.
Non devi dirmi se sei felice o triste, piuttosto ciò che senti tra le emozioni, quello stato di fondo. Quello che ti descrive nel complesso. Non solo l’osteopatia, ma anche l’osteopatia ti aiuta rispondere a questa domanda e a ricercare l’omeostasi. Ciò che è necessario è che tu possa sempre avere interesse e consapevolezza dello stato corporeo in cui ti trovi e che tu possa scegliere cosa e come essere.

Il silenzio del duemilaventidue

“(…) perpetuavano qui la nostalgia del loro paese dopo essere fuggiti. La perpetuavano nelle derrate, nei cibi; e anche nei ragazzi che guardavano con occhio critico, ma umido e timido, di genitori inurbati, era la nostalgia di un mondo non conosciuto ma vivo nei latticini, nel vino, nelle salsicce del paese natale” ( Alvaro 1961).

Sono appena tornato da un’uscita su Serra delle Ciavole, è il terzo anno che scrivo della mia escursione pre natalizia; questa volta ero in compagnia di chi da poco ha deciso di migrare, ma appena è partito ha sentito la mancanza delle sue montagne.
Quest’anno temperature ancora miti, qualche cumulo di neve, due falchi che ci osservavano dall’alto, i pini loricati sempre al loro posto, ci hanno permesso agevolmente e senza troppa sofferenza di errare tra questi alberi. Tutte le volte questo errare mi mette pace, sono sempre avaro di nuovi punti di vista: i loricati come saggi nel tempio, formato dalle cinque vette della catena montuosa, osservano i pianori silenziosi. Il pascolo è già tornato a valle e i campanacci non suonano più, la sua migrazione annuale è avvenuta. E il silenzio dei lupi, dei caprioli, dei gatti selvatici che ci osservano mentre il nostro respiro si fa profondo per la fatica dell’ultima salita. Lo stesso silenzio che osservo nei paesi abbandonati che periodicamente visito in Calabria, anche lì le case vuote diventate il santuario delle migrazioni, dove la natura sembra voler riprendere il suo spazio.
Il silenzio delle migrazioni di questo ultimo anno, almeno dieci tra miei amici e conoscenti sono partiti lontano dalla Calabria, di contro, però, per qualcuno fa più rumore la migrazione da altri paesi verso le nostre coste.

Che abitino in Calabria o che siano migranti le conversazioni qui spesso finiscono con
ci dobbiamo vedere, domani vediamo, poi parliamo, un tempo indefinito che sconfina nel silenzio dell’incompiuto, come le case a mattoni che da anni aspettano l’intonaco; la rassegnazione per un eterno incompiuto.
La stessa rassegnazione per le strade piene di immondizia, per le auto in doppia fila, per il sindaco indagato che non si dimette.

Ho parlato di silenzi, di migrazioni e di rassegnazione, ma l’augurio per l’anno nuovo è di rimetterci in moto, di non lasciare più eterni incompiuti e, per dirvelo meglio, prendo in prestito le parole di Marc Augè.

“Siamo posti oggi dinanzi alla necessità opposta: quella di re-imparare a sentire il tempo per riprendere coscienza della storia. Mentre tutto concorre a farci credere che la storia sia finita e che il mondo sia uno spettacolo nel quale quella fine viene rappresentata, abbiamo bisogno di ritrovare il tempo per credere alla storia.” (Augè, 2004).

Che possa essere un tempo di nuove decisioni, di nuove azioni, di lotta, di forza, di vigore.

Un abbraccio

Pensieri sparsi

  • Primo pensiero.

Ricordo una lezione di storia dell’arte nella quale il professore ci spiegò che l’obiettivo dell’architetto della basilica di San Pietro a Roma era quello di evocare meraviglia appena il pellegrino entrato in piazza, dopo aver percorso i vicoli di Borgo Pio, l’avesse vista. 

Domenica camminavo nei sentieri della Fagosa, una faggeta fitta, diretto ai piani di Acquafredda. Il sentiero non ha grosse asperità, solo alla fine c’è una salita ripida. Arrivato in cima avevo il fiatone, ma la vista della Serra Dolcedorme a sinistra e di Serra delle Ciavole a destra mi ha incantato, avevo occhi di felicità e gioia, percepivo una vibrazione che gradualmente penetrava in tutto il corpo.

  • Secondo pensiero.

Uno dei meccanismi con cui il nostro cervello memorizza i ricordi è associare un’immagine, cioè il profumo di un fiore sarà associato all’immagine dello stesso, il rumore della buccia di una clementina, le mani sporche del suo olio essenziale, il suo odore, ci riporta magari ad una tavola sparecchiata dopo il pranzo di natale,  il sapore di un bacio sarà associato al luogo dove l’abbiamo ricevuto e così via.

  • Ragionamento.

Io domenica nel vedere quelle montagne ho rivissuto tanti ricordi legati alla meraviglia dell’arrivo ma alla fatica del percorso, ma anche tante immagini di questo anno che volge al termine.

Durante questo percorso una parola mi si è fissata nella mente: PAZIENZA.

  • Conclusioni.

Per ottenere un grande risultato serve pazienza, per completare un percorso serve pazienza, per equilibrare le forze che regolano la vita serve pazienza.

Credo sia per me il migliore augurio per chi in questo momento è in cammino, al termine potremo avere di nuovo bisogno di riempire gli occhi di bellezza

Se non provassimo alcun desiderio, non ci interesserebbe vivere.

Cosa accade durante 365 giorni? 

Solitamente in questo periodo mi capita, come in Blob, di riguardare spezzoni dell’anno ormai quasi al termine.

È successo proprio qualche giorno fa’ mentre andavo sulla cima del Dolcedorme:  camminando si avverte l’eccessivo sforzo fisico dovuto alla ripidità del percorso. Per capirci il sentiero in questione è quello della parete sud del Dolcedorme, lo stesso che vedevo da bambino dall’autostrada. Ho sempre ritenuto impossibile raggiungere la vetta da quel versante.

La strada non è mai stata pianeggiante, gli ostacoli sempre più difficili da superare, la percezione della stanchezza nelle gambe aumenta ad ogni passo, la vetta la si vede, appare lì vicina a te, eppure sembra non arrivare mai. Ero quasi in vetta, la neve si era trasformata in ghiaccio, da lì in poi dovevi ragionare prima di ogni passo, proprio in quel momento tutto l’anno mi passava davanti.

Ero concentrato, ero impaurito, ero eccitato, ero stupito, ero felice…

In questo stesso anno, in questo stesso sentiero che volge al termine Giorgia di 8 mesi non vede l’ora di poter passare dal tappeto al pavimento per il solo gusto di veder sorridere Antongiulio, suo padre, mentre le chiede di ritornare sul tappeto.

Anche quest’anno nonostante tutto Mattia e Antonietta hanno coronato il loro sogno d’amore.

Francesco ha lasciato la sua casa di Mottafollone per lavorare nella nuova azienda di Guardiagrele.

Quest’anno però Jacob non ha potuto far conoscere il suo terzo figlio alla nonna, perché salire su un aereo non è più così semplice. 

Mentre Vincenzo lavorando da casa ha potuto pranzare tutti i giorni con sua moglie Ginevra e suo figlio neonato Tao, prima li vedeva solo una volta al mese.

Jennifer continua ad essere confusa perchè litiga continuamente con Paolo, mentre Paolo sogna di andare a convivere con lei.

Secondo voi Filippo immaginava che sarebbe passato per primo da valico di Montescuro? Secondo voi sapeva che lungo la salita Jennifer, Paolo e Rigoberto si sarebbero emozionati per lui, e che Fausto (padre di Jennifer) si sarebbe commosso all’arrivo e che questa storia la racconteranno negli anni avvenire?

Ernesto ha 14 mesi, figlio di Jacob e Gabriella, orgoglioso dei suoi primi passi con abilità apre un cassetto e prova ad indossare una mascherina.

Cosa spinge Giorgia,Mattia, Antonietta, Francesco e tutti gli altri a compiere questi gesti, secondo voi si fermano un’attimo a contemplare la meraviglia di ciò che accade? 

Pezzi di vita apparentemente normali, gesti più o meno quotidiani quest’anno hanno cambiato sapore. Ora che siamo quasi in vetta, possiamo ancora decidere se chinare il capo, stringere i denti ed arrivare prima possibile oppure fermarci a guardare lo spettacolo dietro di noi.

Si, Salvatore! Sei sopra le nuvole, stai attento sei pur sempre in bilico, continua a guardare, prova ad arrivare, fermati ancora una volta, goditelo ancora un pò. 

Alcuni insegnanti buddisti sostengono che il desiderio è la causa fondamentale di tutto il malessere, non è vero! Ognuno di noi nasconde un desiderio nascosto e questo desiderio è nutrimento. Se non provassimo alcun desiderio, non ci interesserebbe vivere, non avremmo energia. Tutti hanno un desiderio autentico e profondo che può essere sano o nocivo, che può provocare felicità o sofferenza.

Thích Nhất Hạnh

L’augurio è che tutti voi possiate coltivare il vostro desiderio e che possiate raggiungere la vostra vetta.

Un abbraccio

SDT

Tornare ad amare

Abbiamo e stiamo passando tempi duri, è stato per me un gran dolore non poter offrire la mia professionalità.

Salvo successive modifiche, vista l’ordinanza n°35 del 24 aprile 2020 della regione Calabria il giorno 27 aprile potranno riprendere le attività dello studio.

Ciò non significa che abbassiamo la guardia, per questo motivo sono già a lavoro per avere a disposizione tutti i dispositivi di sicurezza necessari per garantire il corretto svolgimento della seduta.

Gli appuntamenti verranno assegnati con larga distanza per evitare che ci sia affollamento in sala d’attesa, lo studio verrà sanificato dopo ogni trattamento, sarà a disposizione gel e sapone disinfettante in sala d’attesa ed all’interno dell’ambulatorio. Il trattamento si potrà svolgere solo se operatore e paziente abbiano indossato mascherina (chirurgica o ffp2 nk95) e guanti monouso, per chi ne fosse sprovvisto sarò io a fornirli.

Sarà possibile accedere allo studio solo se non sono presenti sintomi riconducibili al Covid-19 (febbre, rinorrea, vomito, tosse).

In questi giorni siamo stati costretti a rivoluzionare la nostra vita, ognuno ha potuto sperimentare la mancanza di libertà, non è facile. La paura del contagio, la paura che una malattia potesse compromettere la nostra e la vita di chi vive intorno a noi. Probabilmente avremo sperimentato esperienze mai vissute, forse abbiamo avuto il tempo di valutare ciò di cui abbiamo realmente bisogno e ciò che è superfluo. Ognuno di noi ha la sua storia da raccontare, ognuno di noi non scorderà facilmente questo periodo, per molto tempo ancora vivremo e ricorderemo questi mesi.

RIcominciamo, resettare, ripartire, rinascere, ricostruire, reagire, riprogrammare, rinnovare, riascoltare, ricongiungere, riproporre, riacquistare, risanare, riempire, riannodare, riaccendere, ricompensare, potrei continuare, in sintesi tornare ad amare.

Ho deciso che un giorno al mese donerò il ricavato di una giornata di lavoro in beneficenza. Per fare questo vi chiedo di suggerirmi enti, associazioni, ecc. che ritenete possano avere bisogno del nostro aiuto.

Con affetto

S.